La maggior parte dei medici anconetani rifiuta il vaccino contro l'influenza A Stampa

vaccinazione_hpvANCONA. In linea con quanto avviene in Italia e  in Europa, quasi il 90% dei medici ospedalieri anconetani ha detto no al vaccino. La scarsa conoscenza degli effetti collaterali del vaccino e la convinzione che sono sufficienti determinati accorgimenti per evitare il contagio alla base del rifiuto. L'appello del viceministro Fazio

La prima settimana della vaccinazione contro l'influenza A, riservata al personale medico, si avvia a concludersi con una clamorosa sorpresa: i medici ospedalieri rifiutano il vaccino. Nella maggior parte degli ospedali italiani oltre il 50% dei medici ospedalieri ha rifiutato il vaccino ma il picco degli obiettori si è raggiunto proprio ad Ancona, dove quasi il 90% dei medici ha detto no al vaccino. Due essezialmente le ragioni del rifiuto: la scarsa consocenza degli effetti collaterali del vaccino e il fatto di sentirsi comunque protetti di fronte ad eventuali pazienti con l'influenza A con tutta una serie di accorgimenti ritenuti dai medici sufficienti. Di certo, però, il comportamento dei medici ospedalieri rischia di mettere seriamente a rischio la campagna per la vaccinazione contro la nuova influenza lanciata dal ministero della sanità. Se proprio la classe medica ha fatto un passo indietro è difficile pensare di convincere i cittadini a vaccinarsi. In realtà, però, il rifiuto del vaccino da parte dei medici ospedalieri non è certo un problema completamente inatteso visto che la stessa situazione si era già proposta negli altri paesi europei dove era stata avviata la campagna di vaccinazione tra i medici ospedalieri, con quasi il 50% dei medici europei che ha rifiutato il vaccino. Un appello a non rifiutare il vaccino viene lanciato dal viceministro Fazio che evidenzia come "l'appello non è dettato dai timori per la salute dei medici ma perchè siano in grado di curare i pazienti quando arriverà il picco atteso a fine anno. Il pericolo è che il virus ricircoli, il che può causare mutazioni e maggiore aggressività del virus stesso. Noi vogliamo stroncarlo al più presto e per chiudere la fase del picco abbaimo bisogno che i medici stiano bene".

23 ottobre 2009

ELENA POMPEI

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