La Regione degli indebitati |
Secondo i dati del Codacons le famiglie residenti nelle Marche hanno accumulato 990 milioni di debiti. Mentre oltre 180 mila marchigiani non riescono più a pagare le bollette di luce, acqua e gas. I nuovi effetti della crisi sulle famiglie marchigiane
Continua a peggiorare nelle Marche la situazione economica delle famiglie che vedono “nero” anche per il futuro. E se i dati forniti dal Codacons evidenziano come ormai i debiti accumulati dai cittadini marchigiani hanno ormai raggiunto livelli record, un’indagine condotta dalla Coldiretti evidenzia come 6 famiglie su 10 nelle Marche valutano negativamente la propria condizione economica e sono pessimiste per il futuro.
Secondo le elaborazioni del Codacons , le famiglie residenti nelle Marche hanno accumulato ad oggi debiti per complessivi 990 milioni di euro; praticamente ogni singolo residente, neonati compresi, risulta debitore per un importo medio di 660 euro. Si tratta di mancati pagamenti relativi a rate di prestiti, di mutui, di acquisto di beni di largo consumo, scoperti di conti bancari, carte di credito revolving, leasing, ma anche di bollette per le utenze domestiche non saldate, cui si aggiungono debiti commerciali di varia natura. Solo per le bollette di luce, gas, acqua e telefonia, sempre secondo il Codacons, 185 mila cittadini residenti in regione risultano ad oggi morosi. Più in generale sono decine di migliaia le famiglie marchigiane costrette a fare i "salti mortali" per pagare i debiti contratti con banche e finanziarie per saldare bollette, rate del mutuo della casa, dell'auto, dei mobili e di altri tipi acquisti effettuati quando non si conosceva la gravità della crisi. Debiti su debiti che un numero sempre più crescente di famiglie non riesce più a pagare. Secondo Ad essere maggiormente in difficoltà sono i nuclei familiari con tre o più componenti, le coppie con un figlio, le famiglie con all'interno una persona di riferimento con età compresa trai 55 e i 64 anni. Ma il dato più che preoccupante è che una famiglia marchigiana su 5 vive sulla soglia della povertà. Tradotto in cifre significa che nelle Marche ci sono circa 120 mila famiglie che non possono essere definite povere solo perché le loro risorse finanziarie superano di poco (non più di 50 euro) la soglia stabilita per rientrare nella categoria di "emergenza". Si tratta di famiglie che, pur avendo un lavoro e un reddito sicuro, arrivano con difficoltà alla fine del mese e sono costrette ad indebitarsi anche solo per pagare le bollette o altre spese indispensabili. Un dato che, in realtà, non stupisce più di tanto, almeno questo giornale che da tempo evidenzia il costante aumento delle famiglie in difficoltà. D'altra parte ormai da diversi anni le associazioni regionali dei consumatori evidenziano la costante crescita del numero delle famiglie costrette ad indebitarsi per sopravvivere. E proprio questo indebitarsi per ogni genere di spesa è significativo e avrebbe dovuto far riflettere. Fino a pochi anni fa, infatti, ci si impegnava con le banche solo per acquistare la casa. Ora, invece, ci si indebita e si rateizza tutto: l'acquisto di auto, elettrodomestici, mobili, computer e persino abiti, libri scolastici e generi alimentari. Secondo il centro rischi finanziari, nel 2002 i passivi delle famiglie marchigiane erano il 31% del reddito disponibile, mentre oggi si attestano intorno al 60%. Questo significa che, mentre nel 2002 su 1.000 euro guadagnati 310 finivano alle banche (o alle finanziarie) per pagare i debiti, oggi ne occorrono 600. E di pari passo con l'indebitamento cresce anche l'insicurezza delle famiglie marchigiane, con la preoccupazione di non essere in grado di far fronte ad eventi negativi come l'improvvisa malattia di un familiare, il conto del dentista del proprio figlio, l'improvvisa instabilità del lavoro o anche solamente gli oneri finanziari sempre maggiori (mutui a tasso variabile). Secondo Sono le donne a recarsi maggiormente presso i Centri di ascolto, in particolare giovani madri che si fanno portavoce dei bisogni della famiglia: il 7% ha fino a 25 anni, mentre una quota del 43% si colloca nella fascia di età immediatamente successiva (25-35 anni). Le richieste prevalenti sono, anche qui, quelle legate alla richiesta di lavoro sulle quali nel |