Prati, boschi, monti e sentieri marchigiani devastati da moto e quad, le associazioni ambientaliste e le guide lanciano l'allarme Stampa

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URBINO 30.3.2021 - Moto da cross e da trial e quad ormai si incontrano in ogni percorso naturalistico, sui prati, nei boschi, sulle vette, nei fossi e il danno a quegli ambienti e a quei suoli è devastante tanto che alcuni sentieri sono ormai diventati impraticabili e le fiancate di alcune vette sono state irrimediabilmente deturpate (nella foto la devastazione del Monte del Picchio (PU)

Una situazione allarmante denunciata con una lettere inviata a tutte le forze dell'ordine e sottoscritta dall'AIGAE (Associazione Italiana Guide Ambientali Escursionistiche), dalle Guide Ambientali Escursionistiche delle Marche, dalle organizzazioni di trekking: Camminando Monti e Valli, CAI (Club Alpino Italiano) sez. PS, Il Ponticello, Into The Nature, La Cordata, Natura Trekking Marche, Passamontagna, Trek e Bike, Il Ghiro, Sogni d’Appennino, le associazioni ambientaliste Lupus in Fabula, WWF sez. PS, Italia Nostra P.U., Federazione Pro Natura, Ass.Naturalistica Argonauta, LIPU P.U., EZE (Ente Zoofilo Ecologista), Gruppo di Intervento Giuridico, SEQUS (Ass.Sostenibilità Equità Solidarietà), Circolo Rosso e Verde PS; i Centri di Educazione Ambientale: Catria e Bosco di Tecchie, Nerone e Alpe della Luna, Furlo e Cesane.

"Tra le attività all’aria aperta che appena calano le restrizioni anti-covid vedono gli ambienti naturali presi d’assalto - si legge nella denuncia - quella dei mezzi motorizzati sui sentieri è la più devastante, nonché la più illegale. E il danno a quegli ambienti e a quei suoli è sotto gli occhi di tutti, basti pensare che alcuni sentieri sono giunti vicino all’impraticabilità.

Il danno d’immagine nei confronti del turismo è altrettanto devastante, senza parlare del disagio e dei pericoli per gli escursionisti e del disturbo, a volte l’uccisione della fauna selvatica. 

Lo svolgimento di attività non consentite dalla legge porta con sé anche gli alti rischi per l’incolumità dei motociclisti e diversi di loro sono già stati soccorsi in questi anni da operatori della sanità pubblica.

Se, da un lato, percorrere le strade sterrate di montagna, regolarmente aperte al traffico veicolare, è il comportamento tenuto dalla maggior parte dei motociclisti, dall’altro andare con mezzi motorizzati sui sentieri è vietato dalla legge regionale nr. 52 del 30 dicembre 1974: una vecchia legge che ha bisogno di essere aggiornata almeno negli aspetti sanzionatori, assolutamente troppo bassi rispetto ai danni diretti e collaterali di questo scorrazzare in modo illegale dove altre persone (chi fa trekking ma anche chi va in mountain bike e a cavallo) vanno a cercare il vero contatto con la natura.

Le forze dell’ordine preposte al controllo del territorio, in primis i Carabinieri, non hanno ancora dato a questo fenomeno il giusto peso ma adesso che assume proporzioni molto vaste è lecito domandarsi se il ripetersi di un atto illegale commesso da così tante persone in così tanti luoghi naturalistici non meriti un maggior impegno. 

Seppure la sanzione si aggiri sulle 40 euro, considerando che al momento quasi mai viene comminata nonostante ogni fine settimane ci siano decine di moto e quad in divieto di transito, in un anno tali multe individuali sommate tra loro potrebbero corrispondere ad una somma tutt’altro che piccola e che nei fatti, senza quell’impegno a reprimere infrazioni così tanto reiterate, costituisce un inaccettabile danno all’erario, nonché una premialità di fatto a chi reca danno all’ambiente, agli animali e potenzialmente alle persone. 

Le guide ambientali escursionistiche, professionisti del settore turismo che vanno oggi più che mai tutelate, e le associazioni ambientaliste da sempre presidio del territorio, si uniscono nel richiamare istituzioni e forze dell’ordine ad un nuovo approccio più severo e più coordinato di fronte a problematiche che non possono più essere ignorate"(Silverio Pomili – www.laprovinciamarche.it)

 

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