"Non venite in Italia, non c'è solidarietà", l'amara lettera di don Albanesi ai migranti Stampa
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Fermo, 11.5.2017 -  E' un invito a non partire per l'Italia quello che don Vinicio Albanesi scrive nella lettera rivolta ai migranti "uomini e donne dei paesi dell’Africa e del Medio Oriente". "
La maggior parte del nostro popolo non vi vuole e non vi ama
" scrive amaramente il
 presidente della Comunità di Capodarco dal 1994, fondatore dell’agenzia giornalistica Redattore sociale e fondatore, insieme a don Luigi Ciotti, del Coordinamento delle comunità di accoglienza. 
Ed i motivi di un tale invito sono "molti e tragici - continua nella lettera don Vinicio Albanesi - il rischio di pagare somme spropositate per arrivare in Libia e andare incontro a gravissimi problemi di sfruttamento è una certezza e non è una ipotesi. I racconti di quanti hanno tentato di imbarcarsi descrivono angherie, violenze, soprusi. La traversata del mare ha fatto negli ultimi anni migliaia di vittime. Si tratta ogni volta di un’avventura vera e propria, con il rischio della vita. Non valgono purtroppo sempre le missioni di salvataggio".

Ma semmai qualcuno riuscisse ad arrivare in Italia potrebbe essere sottoposto "ad un’istruttoria per riconoscere lo stato dei rifugiati - prosegue nella lettera don Vinicio - le commissioni proposte ascolteranno poco la descrizione delle vostre storie: saranno accolti coloro che provengono, secondo le convinzioni italiane, dai paesi in chiaro stato di guerra. Le domande che insisteranno su problemi umanitari saranno respinte. Non sarà possibile attivare ricorsi ai Tribunali italiani, eccetto la Cassazione. Se lo stato di rifugiati non sarà accolto, sarete rinchiusi in speciali centri allestiti nelle varie Regioni, in attesa di essere rimpatriati. Ma anche se a qualcuno sarà concesso il permesso di soggiorno, la sofferenza non terminerà. Non esiste nessun programma di accompagnamento al vostro inserimento. Potreste trovare qualche buona anima che vi aiuta, ma nessun proposta generale è stata pensata: residenza, casa, lavoro saranno nelle vostre mani. Non troverete solidarietà".

Il clima nei confronti dei migranti "è ostile: vi rimprovereranno di essere neri di pelle - scrive Don Vinicio - di rubare lavoro, di essere pericolosi, di essere occasione di arricchimento per alcuni italiani. Vi resteranno briciole di lavori umili e mal pagati, con alloggi di fortuna. Non conteranno i vostri studi e i vostri mestieri, sarete tenuti lontani dalla vita della città. Per sopravvivere potrete essere costretti ad azioni illegali, comunque ai margini di una vita normale. Vi scrivo perché vi voglio bene e vorrei che il nostro paese fosse più attento e organizzato. Oggi, purtroppo non è così. La prima accoglienza di persone straniere risale a 40 anni fa, quando si attivò l’aiuto al popolo vietnamita. Poi abbiamo accolto un buon numero di albanesi e di afgani. Oggi l’ondata di persone richiedenti asilo che sbarcano sulle coste italiane è troppo alta: siamo rimasti soli, con un’Europa sorda e cinica. Né pensate di poter emigrare fuori dall’Italia. Le frontiere sono blindate e armate contro chi tenta di entrare clandestinamente".

E' ovvio che la maggior parte dei migranti lascia la propria terra perchè lì non vive più bene "ma se qualcuno può resistere nella sua terra, non venga - conclude don Vinicio - Forse è meglio pensare a progetti che permettano livelli maggiori di cultura e di lavoro nelle vostre terre, con il nostro aiuto. L’amara costatazione deriva dall’esame degli aiuti: il denaro impiegato per i salvataggi in mare è sottratto ai progetti di cooperazione allo sviluppo. Gli impegni solenni assunti dai paesi d’Europa per destinare lo 0,7% del proprio Pil per gli aiuti internazionali è rimasto, eccetto tre o quattro paesi, lettera morta. La speranza di una vita migliore in Italia è troppo bassa per essere presa in seria considerazione".

 

Giorgia Galanti - www.laprovinciamarche.it 

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