Piceno in crisi, quasi 200 aziende in meno in 3 mesi Stampa

ASCOLI 4.5.2012 - Secondo i dati forniti dalla locale Camera di commercio nei primi 3 mesi del 2012 a fronte di 469 nuove iscrizioni si sono verficate 657 cessazioni di attività

Una giornata dell'Economia diversa dalle altre alla Camera di Commercio di Ascoli Piceno. La decima edizione dell'iniziativa che si è svolta questa mattina, venerdì 4 maggio, nella sala Gialla dell'Ente camerale alla presenza delle istituzioni e rappresentanze politiche, ha dato spazio e voce soprattutto agli imprenditori.

 "Abbiamo chiesto a loro e non ai rappresentanti di categoria di parlare e alla classe politica di ascoltare", così il presidente Adriano Federici prima di dare la parola al Prefetto Graziella Patrizi: "Il Paese in generale ed il Piceno in particolare stanno attraversando un momento di grave crisi come dimostrano alcuni dolorosi episodi che sono recentemente apparsi sulla stampa. Per superare questo difficile momento e per mantenere ferma la coesione sociale, presupposto essenziale per una sicura prospettiva di crescita, occorre unità di intenti al là dei singoli interessi e dei particolarismi. La Prefettura utilizzerà lo strumento della  Conferenza Provinciale Permanente, organismo di coordinamento di Enti ed Amministrazioni, per trattare temi di particolare rilevanza come l’accesso al credito  o la necessità di snellire le procedure amministrative e non ultimo la materia sulla sicurezza del lavoro anche sotto  l’aspetto dell’abusivismo e del lavoro nero". Il presidente Federici ha iniziato il suo intervento partendo non dalle criticità ma dalle dalle luci che l'economia picena ha registrato nel 2011:"Un dato positivo in controtendenza, Ascoli è l'unica provincia nelle Marche  che ha una crescita dello 0,91 con 24850 imprese registrate. Una leggera flessione ha investito le imprese artigiane che sono circa il 30% .

 Lo spaccato per addetto mostra che le aziende da 0-5 dipendenti sono l'89% mentre sopra i 250 addetti Ascoli è fanalino di coda con uno 0,02. Le imprese femminili rappresentano il 24% particolarmente diffuse nel turismo e agricoltura. Altra fetta importante è quella dell'imprenditoria straniera che rappresenta un 8% ed è anche questo settore che traina il dato positivo. Ma un campanello d'allarme suona nel Piceno dal primo trimestre 2012:"C'è più mortalità che nascita d'imprese. - continua Il presidente della CCIAA -  Le iscrizioni sono pari a 469 rispetto a 657 cessazioni con un bilancio negativo di 188 unità. Non è la crisi che spaventa l'imprenditore che ha nel suo DNA la voglia di competere, ma gli scarsi segnali di affidabilità che arrivano dalla classe politica nazionale". La ricetta di Federici è questa:"A mio parere per uscire dalla crisi bisogna riprendere a investire, mentre ora gli investimenti ristagnano perché non c'è grossa liquidità, e il primo cattivo pagatore è lo Stato. Gli istituti di credito se forniscono prestiti li danno a costi salatissimi (nel territorio ci sono 29 istituti di credito). Ma per investire c'è bisogno anche di stabilità politica perché si ha bisogno di pianificare e di tempi di rientro". Federici ha parlato anche dell'attesa che c'è sulla spending review (revisione della spesa), in primis meno tasse per le aziende. A seguire il prof Gian Luca Gregori, preside della Facoltà di Economia "G. Fuà" dell’Università Politecnica delle Marche ha fornito alcuni dati su "Il piceno e lo sviluppo, un binomio da ricostruire" facendo una diagnosi che vede le multinazionali abbandonare il Piceno, la fragilità delle imprese di piccole e medie dimensioni, la crescita della disoccupazione intellettuale, l'importazione e le esportazioni. "In quest'ultimo caso il volume di affari, circa un miliardo e mezzo nel 2010-2011, per oltre il 50% riguarda multinazionali, si importano prodotti chimici e si esportano prodotti farmaceutici e il mercato di rifermento è il Belgio, le piccole imprese invece hanno difficoltà a decollare all'estero".

Sul turismo oltre alla destagionalizzazione pesano ancora troppo poco i turisti stranieri. L'Innovazione vede limitate competenze delle aziende sui social network. Tra le criticità e gli interventi prioritari: attirare e mantenere i giovani nel territorio, altrimenti anche il patrimonio immobiliare tra 15 anni chi lo abiterà se la popolazione è sempre più vecchia? Molto interessanti sono stati gli interventi degli imprenditori dei vari settori produttivi nel corso della tavola rotonda moderata dal prof Gregori