Debiti, crediti e patrimonio: i conti del Consind Stampa

consindASCOLI 13/5/2011 - Dopo il proclama di Provincia e Comune di Ascoli, che premono per la chiusura del Consind, si fanno i conti sull'entità di debiti e crediti e sul valore del patrimonio dell'ente. Ed il quadro che emerge complica la situazione...

Tanto rumore per nulla. Il proclama fatto da Provincia e Comune di Ascoli (vedi articolo “Comune e Provincia di Ascoli unite nel chiedere la chiusura del Consind”), che hanno manifestato l’intenzione di voler approvare una delibera per decretare l’uscita dei due enti dal Consind, in realtà ha tutta l’aria di essere una provocazione che, però, non ha alcuna possibilità di dare risultati concreti. La legge regionale, infatti, stabilisce che il Consind è un consorzio obbligatorio e quindi un’eventuale delibera dei due enti non avrebbe alcuna reale efficace (serve una legge regionale). Lo sanno bene il presidente Celani, il sindaco Castelli e gli esponenti del centrodestra ascolano che, non a caso, hanno anche annunciato anche l’intenzione di voler presentare, attraverso i consiglieri regionali Natali e Trenta, una proposta di legge per la chiusura del Consind.

Semmai il proclama di Provincia e Comune è diventata l’occasione buona per fare chiarezza sui conti dell’ente, dai debiti ai crediti vantati, fino ad arrivare al valore del patrimonio. Il presidente Celani nell’occasione ha dichiarato che il rischio per i Comuni soci (che in caso di chiusura dell’ente dovrebbero accollarsi, in proporzioni differenti, il pagamento del debito) è quasi nullo. Un vero e proprio bluff, nella migliore delle ipotesi, in aperto contrasto con quanto lo stesso Celani, in qualità di commissario del Consind, aveva sostenuto qualche mese quando, nel piano industriale, parlava di un debito che, al netto dei crediti e del patrimonio, si sarebbe alla fine aggirato intorno ai 10 milioni di euro. Ed in tal caso, nell’ipotesi di chiusura dell’ente, la Provincia dovrebbe accollarsi debiti per oltre 2 milioni di euro e il Comune di Ascoli per circa 1 milione e mezzo di euro. In realtà anche questa previsione dell’allora commissario Celani appare a dir poco ottimistica, valutando la reale situazione dei conti del Consind. Che, secondo i dati evidenziati dal nuovo presidente Merli, ha circa 35 milioni di euro di debiti d vanta crediti per 7 milioni di euro. Quanto al patrimonio è stimato per un valore di 15-18 milioni di euro, ma è sin troppo evidente che si tratta di una valutazione notevolmente sopravvalutata perché il valore delle aree industriali, in un territorio che ha già ulteriori aree industriali ed edifici industriali inutilizzati, è inevitabilmente crollato. Senza considerare, poi, il fatto che in caso di chiusura del Consind, il patrimonio dell’ente che andrebbe in vendita finirebbe con vedere il proprio valore di mercato altrettanto inevitabilmente dimezzato.

Nel complesso, quindi, nella migliore delle ipotesi dal patrimonio dell’ente di potrebbero ottenere non più di una decina di milioni di euro. A tutto ciò va aggiunto il gatto che parte dei 7 milioni di crediti sono proprio nei confronti dei Comuni soci, alcuni dei quali non hanno versato la quota di appartenenza. In caso di chiusura dell’ente, quindi, dati alla mano è realistico credere che il debito che si dovrebbero accollare i soci (Provincia e Comuni9 si aggirerebbe intorno ai 20 milioni di euro. E questo significherebbe che Provincia e Comune dovrebbero accollarsi una spesa doppia (oltre 4 milioni la Provincia, circa 3 milioni di euro il Comune) di quanto previsto nel piano industriale. Un peso che nessuno dei due enti (così come nessuno degli altri Comuni soci) potrebbe permettersi, soprattutto in un periodo di difficoltà come questo.

Francesco Di Silvestre - Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo.