Strage di cinghiali: sotto accusa la Provincia di Ascoli |
ASCOLI 28/3/2011 - Il consigliere provinciale Corradetti: "Gli abbattimenti dei cinghiali non possono seguire le strategie del massacro con lo sterminio delle femmine gravide o dei cuccioli di pochi giorni il cui sangue sui campi coperti di neve rende ancor più cruenta la strage"
"Vogliamo sapere dalla Provincia – sostiene Corradetti - se le operazioni di censimento dei cinghiali in ottemperanza al regolamento provinciale in materia, sono state effettivamente predisposte. L'ente deve rendere nota sia qual è stata la crescita demografica dei cinghiali nel Settore C, quali sono state le zone di eradicazione nell'arco degli ultimi 5 anni e sulla base di quali rilevazioni statistiche sono state assunte le informazioni. Nelle rilevazioni statistiche faunistiche sono rilevabili situazioni di anomalia conseguenti ad una imprecisione sulla rilevazione dei dati? È vero che il Piano straordinario, che ha portato all'attivazione delle battute tenutesi nei mesi scorsi nelle aree poste nel Settore C, nelle macro-zone nei territori dei Comuni di Venarotta, Ascoli, Force, Montalto, Montedinove, Offida, Appignano, Castignano, Ripatransone, Cupramarittima, Grottammare e Carassai, sia stato autorizzato senza ottenere il preventivo parere dell'Istituto nazionale per la fauna selvatica, così come previsto dalla Legge 157 del 92, e che tale responso sarebbe stato sostituito dal parere reso dal Servizio risorse naturali della Provincia? Quale metodo è stato applicato nell'individuazione dei soggetti selecontrollori, che hanno preso parte alle battute e quale criterio è stato utilizzato nell'assegnazione delle spoglie degli ungulati abbattuti? Infine, chiedo di sapere se il Servizio Caccia e pesca è a conoscenza di accertamenti, effettuati da parte di agenti del Corpo forestale dello Stato, per esercizio venatorio su terreno coperto da neve". Ma secondo Corradetti è anche il metodo di caccia che è sbagliato. "Il cinghiale, mammifero non autoctono, immesso nel nostro territorio con una politica di incentivazione venatoria - spiega Corradetti - si abbatte in branchi cui campi coltivati, incurante dei sacrifici degli agricoltori. La sola caccia, senza una concreta azione di monitoraggio e controllo delle popolazioni non e' in grado di contenerne la crescita demografica. In questi ultimi anni qualcosa non ha funzionato se abbiamo assistito ad una loro abnorme proliferazione: o il sistema di controllo con le sue statistiche non ha funzionato, o si sono create delle "aree protette". Gli abbattimenti debbono essere gestiti rispettando le regole e l'etica non con le strategie del massacro che includono lo sterminio delle femmine gravide e dei cuccioli di pochi giorni. O con il massacro sui campi coperti di neve, dove il rosso del sangue evidenzia ancor di più la strage". Roberto Roberti - Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo. |