Soffocati dalle tasse

Nelle Marche nell'ultimo anno si è registrato un incremento delle tasse per oltre 270 milioni di euro.  E negli ultimi 5 anni per le famiglie marchigiane la pressione tributaria è aumentata in media di 480 euro

Aumentano le entrate tributarie del 50 per cento con in testa Imu, addizionale Irpef, Tari e Tares. In calo il welfare locale, i trasferimenti agli stakeholders e i costi della politica. Crescita significativa per energia elettrica, acqua, riscaldamento. Impennata per lo smaltimento rifiuti, crollano i consumi familiari, aumentano le aziende fallite.  E’  questo il quadro sulla situazione degli enti locali che emerge dall’indagine di Demoskopika. Una fotografia per nulla incoraggiante ma che per le Marche è, se possibile, ancora più preoccupante. Nella nostra regione, infatti, la pressione tributaria è sensibilmente cresciuta negli ultimi 5 anni, con un incremento addirittura del 50%. Le famiglie marchigiane, in pratica, sono sempre più soffocate dalle tasse locali. Non una novità, in realtà, semmai l’indagine Demoskopika svela un particolare davvero interessante. In questi anni,  sindaci e amministratori locali marchigiani hanno giustificato il continuo rincaro di tasse e tariffe con la drastica riduzione dei fonti statali.

 

 Ma i dati dell’indagine Demoskopika dimostrano inequivocabilmente che le cose stanno in maniera un po’ differente. Infatti la riduzione dei trasferimenti statali in effetti c’è stata ma l’incremento delle tasse locali è stata di gran lunga superiore. Secondo quanto riportato nell’indagine Demoskopika nel 2014 il taglio di trasferimento ai Comuni marchigiani ammonta a ben 180 milioni di euro con una riduzione pari al 36,8% rispetto al 2009. Di contro nello stesso  periodo l’imposizione tributaria è cresciuta di ben 276 milioni di euro, con un aumento pari al 50%. Questo significa che la giustificazione dei minori trasferimenti fornita da sindaci e amministratori marchigiani è solo parzialmente valida e che, per restare ai numeri, quasi 100 milioni di tasse in più potevano essere risparmiati alle famiglie marchigiane. A rendere il quadro ancora più fosco c’è, poi, la contrazione del 35,4% di trasferimenti dai Comuni ai principali stakeholders locali (famiglie, imprese e associazioni) pari ad oltre 23 milioni di euro. Ma vediamo più nel dettaglio i numeri evidenziati dall’indagine Demoskopika.

 Trasferimenti statali. Negli ultimi cinque anni, i Comuni marchigiani hanno subìto una riduzione delle entrate derivanti da contributi e trasferimenti correnti pari a 179,7 milioni. Un ammontare rilevante della sforbiciata, pari al 36,8% rispetto al 2009,  malgrado sia stata inserita sotto la voce dei trasferimenti anche quella relativa al meccanismo perequativo del fondo di solidarietà comunale pari, per i municipi marchigiani, a ben 116,5 milioni di euro. I dati, elaborati dall’Istituto Demoskopika su dati Siope, si riferiscono al periodo che va dal 2009 al 2014. La contrazione delle risorse ha colpito, in valore assoluto, principalmente i Comuni con popolazione di ampiezza demografica compresa nella fascia tra i 20 mila e i 60 mila abitanti con ben 50,6 milioni di euro pari ad una riduzione del 33,7% e quelli tra i 60 mila e i 250 mila abitanti con una sforbiciata di 39,9 milioni di euro pari ad un -40,3% rispetto all’anno base di riferimento (2009). A seguire, i Municipi con fascia demografica tra i 5 mila ed i 10 mila abitanti con un taglio di 26,9 milioni di euro (-43,9%), gli enti comunali con ampiezza tra i 10 mila e i 20 mila abitanti (-22,8 milioni di euro pari a -36,2% rispetto al 2009). In coda, malgrado la contrazione comunque significativa, i Comuni marchigiani con popolazione tra i 2 mila e i 5 mila abitanti con un taglio di 26,1 milioni di euro (-35,5%) e i Comuni  con ampiezza demografica minore di 2 mila abitanti con una contrazione pari a 13,4 milioni di euro (-32,3%). A livello provinciale, la situazione più rilevante, sempre in valore assoluto, riguarda i Comuni della provincia di Ancona con una sforbiciata dei trasferimenti correnti pari 56,2 milioni di euro (-36,2% rispetto al 2009) e della provincia di Pesaro-Urbino con un taglio di 47 milioni di euro (-36,6%). Seguono le amministrazioni comunali della provincia di Macerata (-38,9 milioni di euro pari a -40,9%), della provincia di Ascoli Piceno (-19,3 milioni di euro pari a -31,5%) e del territorio provinciale di Fermo (-18,1 milioni di euro pari a -37,8%).

Entrate tributarie. Per compensare il calo dei trasferimenti correnti e del fondo di solidarietà comunale, nei Comuni marchigiani si è registrato, nel 2014, un incremento delle entrate tributarie per 276,2 milioni di euro pari al 50% in più rispetto al 2009. Dagli incassi effettuati dalle tesorerie comunali ed elaborati dall’Istituto Demoskopika, si rileva che gli introiti più significativi riguardano per poco meno di 175 milioni di euro imposte e tasse, alcune nuove e altre già presenti da più tempo. Nel 2014, ben 132,2 milioni di euro sono entrate nelle casse comunali dalla TASI (58,3 milioni di euro) e dalla TARI (73,8 milioni di euro). I rimanenti 42,3 milioni di euro sono incrementi di gettito, rispetto al 2009, derivanti dall’IMU (+22,8 milioni di euro), dall’Addizionale IRPEF (+8,9 milioni di euro) e dalla TARES (+10,6 milioni di euro).

Pressione tributaria. L’incremento delle entrate tributarie ha determinato un aumento della pressione tributaria di 480 euro in più per famiglia. Un andamento ottenuto rapportando il numero delle famiglie marchigiane sul totale delle entrate tributarie ed extratributarie incassate dagli Enti comunali nel 2014. Un risultato che fa registrare, nell’arco temporale considerato, un aumento dell’1,7% del peso della pressione tributaria locale sul reddito disponibile familiare, quale somma dei redditi (salari, stipendi, proventi professionali o imprenditoriali, pensioni, indennità, rendite, sussidi, ecc.) di ciascun componente la famiglia al netto di imposte e contributi sociali secondo la definizione dell’Istat: il peso è passato dal 5% del 2009 al 6,7% del 2014.

Spese comunali. Ben 45 milioni di euro in meno per anziani, famiglie, minori, portatori di handicap e sostegni economici a famiglie, imprese e istituzioni sociali, circa 46 milioni di euro in meno per il personale e le spese degli organi istituzionali, ma incrementi di ben 86,3 milioni di euro per lo smatimento rifiuti e di di 21,1 milioni di euro per le utenze e per i canoni di energia elettrica, acqua e riscaldamento. È quanto emerge dal borsino della spesa comunale ideato dall’Istituto Demoskopika che ha aggregato, in dieci aree funzionali e tematiche, i numerosi codici rilevati dal Siope confrontando l’andamento delle spese nel quinquennio che va dal 2009 al 2014. In diminuzione, nel dettaglio, le spese legate alla “Cultura, sport e tempo libero” per 20,6 milioni di euro (-40,6%), ai “Trasferimenti agli stakeholder” (famiglie, istituzioni sociali e imprese) per 23,1 milioni di euro (- 35,4%), ai “Costi della politica” per 4,8 milioni di euro (-25,8%), al “Welfare locale” per 22,5 milioni di euro (-22,3%), al “Personale” per 41,2 milioni di euro (-10,4%).  Sul versante opposto, il confronto temporale della spesa comunale risultante dai pagamenti effettuati presenta un incremento della spesa della voce “Smaltimento rifiuti” per 86,3 milioni di euro (+80,3%), delle “Utenze e canoni” per 21,1 milioni di euro (+30,2%), del “Trasporto locale” per 4,5 milioni di euro (+14,2%), della “Scuola e istruzione” per 764 mila euro (+3,4%) e, infine, delle “Spese per liti (patrocinio legale)” per 165 mila euro (+3%).

Meno imprese e posti di lavori. L’andamento negativo strutturale dell’economia regionale ha prodotto il fallimento di ben 2.677 aziende dal 2009. Nel solo 2014, elaborando i dati del Cerved, le imprese che hanno dichiarato il fallimento sono state 579 con un incremento del 71,8% rispetto al 2009 quando il nero delle aziende uscite di scena era pari a 337 unità. Un trend preoccupante, ancora più evidente, se legato alla perdita dei posti di lavoro: oltre 34 mila unità occupazionali andate in fumo nell’arco temporale analizzato a cui occorre aggiungere – secondo le stime occupazionali di Demoskopika su dati Cerved – almeno altri 50 mila posti di lavoro persi poiché legati all’indotto delle aziende cessate per fallimento.

Bilancio familiare. Inevitabile, di fronte a simili dati, che le famiglie marchigiane siano  in forte affanno: in un solo anno, dal 2012 al 2013, quasi 645 mila nuclei familiari hanno ridotto considerevolmente i loro consumi di oltre 1.260 milioni di euro pari al 4,1% del prodotto interno lordo regionale. Ogni nucleo familiare ha deciso di tirare la cinghia di poco meno di 2.000 euro. Nel 2013, infatti, la spesa media mensile delle famiglie marchigiane si è attestata a 2.346 euro con una rilevante contrazione pari al 6,5% rispetto al 2012 (2.509 euro), registrando significativi cambiamenti rispetto alle abitudini di consumo. Nel 2013, poco meno di 82 mila nuclei familiari vivono in condizione di disagio economico. Una stima – si legge nella nota dell’Istituto Demoskopika – ottenuta sommando il numero della famiglie povere ricavato inferendo la percentuale dell’incidenza della povertà relativa delle Marche, individuata dall’Istat, sul numero complessivo dei nuclei familiari residenti in regione con le famiglie a rischio povertà determinato ipotizzando che nelle Marche il peso della quasi povertà sulla povertà relativa individuato dall’Istat segua l’andamento italiano.  Così facendo, il numero di famiglie a rischio di povertà nelle Marche risulterebbe pari a 27.725, che sommato ai 54.160 nuclei familiari conteggiati dall’Istat come “relativamente” poveri, porterebbe a 81.885 il numero di nuclei disagiati. In altri termini, ciò equivale a dire che circa 12,7% delle famiglie marchigiane versa in uno stato di quasi o totale indigenza socio-economica.

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