Dossier Mal'aria industriale: il caso della raffineria Api di Falconara
emergenza_reale_copiaI preoccupanti dati sulle emissioni del sito industriale, la dichiarazione di "Area ad elevato rischio di crisi ambientale", l'inserimento nel programma nazionale delle bonifiche, i risultati dell'indagine epidemiologica ed i continui incidenti confermano il forte impatto ambientale e l'elevato rischio che l'Api provoca ad una parte della comunità marchigiana e del territorio circostante. Una situazione ormai insostenibile che impone alle istituzioni interventi per la tutela dell'ambiente e della salute dei cittadini. Interventi chiesti con forza da Legambiente che con con Mal'aria industriale ha realizzato una sorta di dossier sul caso Api 
Inquadramento territoriale. Il sito industriale dell'Api (Anonima petroli Italia spa), che ospita al suo interno una raffineria ed una centrale di produzione elettrica di circa 290 Mega Watt, sorge all'interno del comune di Falconara, in provincia di Ancona, in un'area dichiarata "Area ad elevato rischio di crisi ambientale" ai sensi del D.Lgs 112/98 e della Legge regionale n. 305/2000. Il sito, a causa della pesante contaminazione dei suoli e delle acque di falda con idrocarburi e metalli pesanti, è stato inserito nel programma nazionale delle bonifiche con l'Art.14 della Legge 31 luglio 2002, n.179. L'area si estende lungo la costa compresa tra il mare Adriatico e la Via Flaminia, immediatamente a nord di Falconara Marittima, e la sua superficie totale è di 74 ha. L'impianto è particolarmente a rischio sia per la sua attività industriale che per la sua ubicazione. Infatti a ridosso dell'impianto troviamo quartieri residenziali (Villanova e Fiume Esino) la tratta ferroviaria Adriatica che fisicamente attraversa lo stesso, la strada statale SS16, oltre al Fiume Esino e al Mare Adriatico che vi confina e con l'aeroporto di Ancona-Falconara che si trova nell'immediata vicinanza.

 

 

Descrizione storica dell'insediamento. Alla fine degli anni 30 Ferdinando Peretti assieme ad altri imprenditori locali fonda l'Api, per la commercializzazione e la distribuzione di prodotti petroliferi, ma sarà solamente dagli anni 50 che le attività dell'impianto saranno dedicate alla raffinazione vera e propria. Gli anni '60 e '70 vedono invece la nascita di impianti per la conversione dei residui di distillazione atmosferica in prodotti pregiati. Attualmente il sito lato mare ospita tutti gli impianti produttivi, i serbatoi di stoccaggio di greggi, semilavorati, Gpl e altri prodotti, mentre il lato terra è occupato esclusivamente dagli stoccaggi di prodotti finiti e dalle strutture di caricamento via terra, oltre alle aree di servizio e agli uffici di direzione. Per la movimentazione di materie prime e prodotti via mare la raffineria dispone di: una piattaforma fissa posta a circa 16 Km dalla costa per l'introduzione di greggio; un'isola con doppio attracco collegata a diversi oleodotti sottomarini alla costa, da cui dista circa 4 km, per l'introduzione di greggio e la spedizione dei prodotti; un pontile di carico per le navi cisterna lungo circa 1.100 m e dotato di 3 punti di attracco, per la spedizione dei prodotti.

 

 

Pressione ambientale dell'Api sul territorio. Come abbiamo già detto il sito industriale ospita sia l'impianto di raffineria che l'impianto IGCC per la produzione di energia elettrica. L'impianto di raffineria nel corso dell'anno 2007, in totale, ha lavorato 3.613.124 ton di greggio, che hanno richiesto l'utilizzo di 150.739 ton di combustibili così ripartiti: 6.522 ton di ATZ, 53.410 ton di BTZ e ben 90.807 ton di Fuel Gas, producendo 35.038 ton di Zolfo. Oltre a questo la lavorazione della raffineria ha comportato un emissione in aria di 812,17 ton di biossido di zolfo (SO2) e 293,92 ton di Ossido di azoto (NOx). Inoltre l'impianto di produzione di energia elettrica IGCC nel corso del 2007 ha emesso in aria 173 ton di SO2 mentre 604 ton di NOx. Pertanto i due impianti hanno emesso in totale nell'anno 2007 emissioni di 985 ton di SO2 e 898 ton di NOx quindi giornalmente 3,0 ton/giorno di SO2 e 2,7 ton/giorno di NOx. E' da sottolineare che l'Azienda Api, per quanto riguarda l'attività di raffinazione, attualmente non fornisce dati relativamente agli inquinanti monossido di carbonio e polveri.

 

 

Gli incidenti mortali. 
25 agosto 1999 ore 5,35: un'incidente all'interno della raffineria ed il conseguente rogo causano due morti e la paralisi completa della ferrovia Bologna-Ancona che attraversa l'impianto stesso e delle infrastrutture viarie adiacenti, ovvero la Statale 16 "Adriatica" e l'aeroporto internazionale "Raffello Sanzio". 
8 settembre 2004 ore 7,15: esplode l'area deposito bitumi della raffineria causando la morte di un camionista

 

 

Principali incidenti con impatti sull'ambiente avvenuti negli ultimi anni. 
21-09-05: rottura oleodotto di carico/scarico dell'isola 
2005: • rinvenimento prodotto idorcarburico nella vasca anticendio del bacino del Tk62
2005: • fuoriuscita di bitume dal serbatoio Tk145 
2006: • perdita da linea interrata nell'area del Deposito Nazionale
2007: • sversamento di prodotto petrolifero in mare nell'area antistante la Raffineria (2007)
   • perdita in mare di gasolio ATZ dalla linea 3 del pontile (2007)
   • sversamento a mare dalla testa pontile carico e scarico (2007)
   • rinvenimento di prodotto idrocarburico primario per rottura della tubazione linea 2 (2007)
           • perdita da linea interrata nell'area del Deposito Nazionale
   • perdita da linea interrata 1 (2007) 
Indagine epidemiologica. A fine 2008 si è conclusa la prima fase dello studio epidemiologico realizzato dall'Arpam, con la direzione scientifica della Fondazione IRCCS "Istituto Nazionale dei Tumori" di Milano, sui tre comuni che circondano il sito del petrolchimico API di Falconara Marittima. I dati raccolti hanno riguardato i decessi causati da tumori del sangue, nel periodo 1994-2003, su individui residenti nei comuni di Falconara Marittima, Chiaravalle e Montemarciano. L'indagine era stata fortemente richiesta dai cittadini residenti, che attraverso una raccolta di oltre 3.500 firme avevano sollecitato la Regione Marche all'avvio della stessa. I risultati del Primo Rapporto possono essere sintetizzati così come è riportato nello stesso: "La presente Indagine relativa alle popolazioni dei comuni di Falconara Marittima, Chiaravalle e Montemarciano, circostanti la raffineria API, ha evidenziato nel periodo 1994-2003 un aumento non statisticamente significativo della mortalità per tumore del sistema emolinfopoietico (ICD-9: 200-208) per quanto concerne il contingente femminile. In considerazione della non ampia frazione di persone che hanno aderito, tra i parenti dei casi o dei controlli casualmente estratti (circa il 50% di quelli inizialmente individuati), l'indagine, mentre suggerisce dal punto di vista delle tendenze un fondato sospetto che nel periodo considerato vi sia stato un aumento della mortalità attesa nelle aree circostanti la raffineria, non può essere considerata conclusiva dal punto di vista quantitativo perché la mancata adesione può aver determinato una sovra-stima del rischio di morte. (...) Nell'interesse generale della salute delle popolazioni dei comuni indagati, l'indagine è stata decisamente utile per supportare una chiara ipotesi di rischio, ma per rafforzare i conseguenti interventi di protezione ambientale e di sanità pubblica (interesse primario dello scrivente), è necessario un supplemento di Indagine con un nuovo mandato che affini l'investigazione con elementi precedentemente convenientemente non considerati.". E' evidente che la mancanza di un registro tumori provinciale ha impedito agli ispettori di conoscere quante persone si sono ammalate e poi guarite oltreché di considerare le altre patologie che possono instaurarsi a causa della prolungata esposizione agli agenti inquinanti (esempio tumore del pancreas e malattie respiratorie). Per quest'area, classificata AERCA, necessita, quindi, una forte condivisione di intenti tra istituzioni, categorie economiche e sociali e cittadini che potranno essere esclusivamente volti ad azioni di prevenzione primaria (non aumento dei fattori di rischio oggi stabiliti), bonifica e riconversione.

 

 

Le proposte di Legambiente per la soluzione del problema. Per Legambiente la priorità assoluta è quella di ridurre tali impatti ambientali ed i rischi che oggi l'Api genera nei confronti del territorio ospitante. Per perseguire ciò l'associazione ambientalista chiede in particolare all'azienda di fare ulteriori ed utili investimenti nelle migliori tecnologie disponibili per ridurre emissioni e rischi, andando oltre le normative ed oltre "l'autorizzato", sentendosi di più addosso la responsabilità sociale e morale della propria attività. Chiede, inoltre, alle istituzioni, in particolare alla Regione Marche, di seguire tutte le strade possibili per ridurre l'impatto, di potenziare i controlli e di dare seguito all'indagine epidemiologica per completare lo studio così come suggerito dall'Istituo Nazionale dei Tumori. Altra fonte di preoccupazione è la richiesta da parte  dela stessa Api di realizzare all'interno del sito altri due impianti di generazione di energia elettrica, di 520 e 60 Mega Watt, accanto a quello già esistente di 290 Mega Watt di potenza. Un'iniziativa, tra l'altro sostenuta anche dal Comune di Falconara, per la quale Goletta Verde e Legambiente nell'agosto scorso hanno conferito al Comune la Bandiera Nera (conferita nella stessa occasione per la quinta volta alla Raffineria Api). Per Legambiente tale sciagurata ipotesi sarebbe particolarmente dannosa per la comunità marchigiana perché oltre ad aumentare la pressione ambientale sul territorio di Falconara, già provato dalla presenza della raffineria e dalla centrale esistente, andrebbe a vanificare gli obiettivi ed i principi ispiratori del PEAR, il Piano Energetico Ambientale Regionale approvato nel febbraio 2005 che disegna un futuro per la Regione Marche fatto di risparmio energetico, fonti rinnovabili, micro generazione diffusa e biomasse. Secondo Legambiente, infatti, la realizzazione delle due nuove centrali renderebbe la regione Marche più debole e vulnerabile in quanto dipendente sempre più dai combustibili fossili, ormai con prezzi in forte oscillazione e sempre più difficile approvvigionamento. E ciò è in assoluta controtendenza rispetto ai piani fin qui palesati dalla Regione, alla riduzione delle emissioni climalteranti (in linea con gli obiettivi del Protocollo di Kyoto) ed ai recenti impegni in materia varati dalla Commissione Europea.
ore 13 - 2 aprile 2009 Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo.

 

 

 

 

 
 
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