“Questo studio è pensato per diventare la base delle conoscenze a supporto della formazione dei Piani di Bacino dei singoli corsi d’acqua - spiega Michele Tromboni, responsabile, all’interno del Consorzio, della manutenzione del reticolo idrografico e del piano di bonifica -. Ed è risultato anche essere un valido supporto alla progettazione con tante inespresse potenzialità, che solo con un continuo lavoro di analisi ed incrocio dei dati raccolti riusciremo a delineare nelle dimensioni”.
LA NOVITA’ - “Finalmente si sono guardati i fiumi da un punto di vista nuovo, più completo - chiosa Michele Maiani, presidente dell’Assemblea regionale - analizzando tutti gli aspetti, sia idrogeomorfologici, ambientali, che paesaggistici. Oggi è fondamentale guardare ai corsi d’acqua come esseri viventi, con un carattere, una storia e anche una libertà. Solo con questo approccio riusciremo a evitare esondazioni, allagamenti e drammi per l’uomo. In passato siamo intervenuti spesso sulle singole problematiche. In sostanza, abbiamo curato i sintomi, ma non la patologia nella sua interezza. Il risultato è stato che spessissimo ci siamo illusi di aver risolto i problemi, mentre non solo non li avevamo risolti ma forse ne avevamo anche creati di nuovi”.
IL TEAM - Lo studio si è concluso lo scorso febbraio, poco prima che il Covid 19 imponesse il lockdown, e per presentarlo era previsto un grande convegno che purtroppo è stato annullato a causa della pandemia. Il grande lavoro di ricerca ha visto impegnati 27 professionisti suddivisi in 7 gruppi di lavoro, 1 gruppo per gli studi climatologici e 1 gruppo di coordinamento tecnico.
LE ANALISI - Nello specifico sono state analizzate tutte quelle componenti che hanno influito sull’andamento e sulla morfologia dei nostri fiumi negli ultimi 100 anni, attraverso parametri morfologici, ecologici e paesaggistici utili alla progettazione (IQM - Indice di Qualità Morfologica, IDM-Indice di Dinamica morfologica e CDE-Indice di Dinamica d’Evento). Parametri oggi indispensabili per affrontare le sfide di integrazione progettuale che l’Europa ci chiede.
IL FUTURO - “Tra i dati più interessanti che sono emersi - riprende Michele Maiani - c’è quello su come è cambiata l’area di influenza dei nostri fiumi, che in molti casi si è ridotta anche dell’80%. E poi i danni provocati dall’antropizzazione selvaggia perpetrata negli ultimi 50 anni. Lo studio ci permetterà di individuare le opere occorrenti per risolvere i problemi di tutti i corsi d’acqua analizzati con l’obiettivo di far tornare, ove ancora possibile, il fiume resiliente alle sollecitazioni dell’attività umana”.
“La regione Marche è impegnata sui contratti di fiume ai quali il Consorzio partecipa fin dall’inizio, ma senza conoscenza il rischio era che si banalizzasse lo strumento - conclude Claudio Netti, presidente del Consorzio - generando una fiera inconcludente delle vanità. Oggi bisogna che questi studi vengano portati avanti e conclusi con un piano delle opere, strumento di programmazione indispensabile per una seria prevenzione delle criticità idrogeologiche”.
(Silvio Silvestri – www.laprovinciamarche.it)
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