Paperoni in Regione

banconote_1_3Alle elezioni regionali del prossimo 31 maggio in ballo non solo la poltrona di presidente, ma anche un posto in Consiglio regionale che consente di godere di stipendi da "nababbi", ricchissimi imborsi spese, liquidazioni e pensioni "d'oro". Nel dettaglio tutti i privilegi della casta dei "regionali"


 

Sarà come al solito una competizione elettorale affollata quella che andrà in scena domenica 31 maggio per le elezioni regionali. Sono 5 i candidati presidenti in lizza con decine di liste e tantissimi candidati consiglieri. In ballo la guida della Regione per i prossimi 5 anni e un posto in Consiglio regionale. Soprattutto, però, in ballo c’è l’opportunità di ricevere un trattamento economico da autentici privilegiati visto che, nonostante gli annunciati tagli ai costi della politica, i “regionali” continuano a godere di super stipendi, ricche liquidazioni e pensioni d’oro solo di poco inferiori  a quelle di cui godono i parlamentari.

 

 Una vera e propria vergogna, soprattutto se si pensa al momento di crisi che sta vivendo il nostro paese e la nostra regione, con tantissime famiglie e pensionati marchigiani che devono fare i “salti mortali” solo per arrivare a alla fine del mese, ancora di più dopo tutti i tagli imposti da governo, Regione e Comuni.  Infatti al di là dei proclami di questi ultimi anni ancora oggi i nostri 45 “regionali” (governatore, vicepresidente, 7 assessori, consiglieri regionali) portano a casa ogni mese da un minimo di 10 mila ad un massimo di 13 mila euro lordi. Mega stipendi, quindi, pagati come al solito dai cittadini marchigiani che, secondo la determina 163 di inizio aprile solo in questo mese hanno speso 315.530 euro per indennità e rimborsi dei “regionali”.

 Ciò vuol dire che ogni anno  i marchigiani spendono quasi 4 milioni di euro per gli stipendi e i rimborsi di presidente, vicepresidente, assessori e consiglieri regionali. Andando un po’ più nel dettaglio si scopre innanzitutto che i tagli e le riduzioni sbandierati in questi anni in realtà, alla prova dei fatti, non hanno determinato una reale e consistente riduzione dello stipendio complessivo dei “regionali”. Basta fare il paragone con quanto accadeva 5 anni fa, quando la legislazione che ora si appresta a concludere iniziava. Allora per i “regionali” era previsto uno stipendio mensile lordo  (tecnicamente chiamato indennità di carica) di 7.607,37 euro più una diaria mensile  (rimborso spese per l’esercizio del mandato – quota fissa)  di 2.602,02 euro netti. Per i più fortunati, poi, era prevista un’indennità di funzione (in base al ruolo ricoperto) che variava  da un massimo di 2.925,81 euro per il governatore e il presidente del Consiglio regionale, per scendere a 1.755,55 euro per il vicepresidente della giunta e i vicepresidenti di Consiglio, a 1.170, 36 euro per i presidenti di Commissioni, fino a 585,18 euro per i vicepresidenti. Per tutti, poi, i rimborsi per le spese di trasporto che andavano da un minimo mensile di 390,30 euro (per i consiglieri di Ancona che devono spostarsi fino ad...Ancona!) ad un massimo di 953,70 euro per quelli che dovevano effettuare spostamenti più consistenti (provincia di Ascoli e dal nord del Pesarese). 5 anni più tardi, dopo i ripetuti annunci di tagli e riduzioni di stipendio, in realtà si scopre che le cifre mensile che finiscono nelle tasche dei “regionali” in realtà non sono poi molto diminuite. E questo perché se è vero che è stata sensibilmente ridotta (circa mille euro) l’indennità di carica e (in maniera molto lieve) l’indennità di funzione, di contro sono aumentati sia la diaria che i rimborsi per le spese di trasporto. Così ad aprile 2015 per i regionali è previsto uno stipendio composto da un’indennità mensile lorda che ora è di 6.600 euro (1.007,07 euro in meno rispetto a 5 anni fa), una diaria mensile netta di 3 mila euro (397,98 euro in più rispetto a 5 anni fa), indennità di carica che vanno da un massimo di 2.700 euro (225 euro in meno) ad un minimo di 565 euro (25,18 euro in meno) e rimborsi per le spese di trasporto che vanno da un minimo di 360 euro (30,30 euro in meno) ad un massimo di 1.488 euro (535,70 euro in più).

 Questo significa che attualmente il consigliere regionale più sfortunato (quello che non ha alcuna indennità di funzione porta a casa ogni mese 10 mila lordi, mentre i più fortunati (come il presidente del Consiglio regionale) intasca ogni mese circa 13 mila euro lordi. In realtà chi siederà tra i banchi del Consiglio regionale da giugno in poi sarà un po’ meno fortunato dei predecessori perché, proprio ad inizio anno, il Consiglio stesso ha approvato l’intervento che prevede una leggera diminuzione dei costi e, di conseguenza, degli stipendi dei regionali. Il provvedimento prevede un ulteriore abbassamento  dell'indennità di carica (dovrebbe assestarsi su 6.400 euro mensili lordi) con l’aumento dal 25 al 50% della decurtazione del compenso mensile di carica per chi ha un reddito da lavoro uguale o superiore del 50% dello stesso compenso.

 Un'ulteriore modifica riguarda la riduzione e la differenziazione delle indennità di funzione relative ai presidenti di Giunta e Consiglio, ai componenti dell'Ufficio di Presidenza, agli assessori, ai presidenti e vice presidenti di commissione, in connessione con la recente riforma statutaria che ha cancellato le figure dei consiglieri segretari e ridotto le Commissioni da 6 a 4. Di ben altro impatto è, invece, l’altro intervento sui costi della politica che prevede, a partire dalla prossima legislatura, l’abolizione dell’istituto del vitalizio.

 I nuovi consiglieri regionali verseranno i contributi per avere accesso ad una pensione “normale”, calcolata con metodo contributivo come tutti i comuni mortali. Peccato, però, che l’attuale Consiglio regionale non ha avuto il coraggio di ritoccare le anomalie esistenti, sempre riguardo le pensioni, come quella che vede gli attuali ex consiglieri regionali (e quelli in carica fino a maggio che poi non verranno rieletti) avere l’opportunità di ricevere la pensione già a 60 anni (se non, addirittura, prima con alcuni escamatoge).

 E, tra l’altro, si tratta di pensioni anche consistenti, fino a quasi 5 mila euro al mese, che pesano non poco sulle tasche dei marchigiani. Ad aprile, ad esempio, sono stati ben 126 gli ex consiglieri (o loro eredi) che hanno ricevuto il vitalizio regionale, per una spesa a carico dei cittadini di 307 mila euro. Che, moltiplicata per 12 mesi, arriva a superare i 3 milioni e mezzo. Un peso dal quale i cittadini marchigiani non si libereranno tanto facilmente…

Francesco Di Silvestre - Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo.

 
 
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