Invasione di cemento, cancellati 7 chilometri di costa marchigiana

cemento_in_spiaggiaANCONA 6.8.2012 -

La trasformazione del paesaggio costiero marchigiano ha conosciuto negli ultimi decenni un’ascesa costante ed inesorabile: dei suoi 180 km di lunghezza, da Gabicce Mare a San Benedetto del Tronto, le Marche contano ben 98 km di costa oramai trasformati a usi urbani e infrastrutturali, ovvero il 62% dei paesaggi costieri. Con l’espansione degli agglomerati urbani, costruzione di complessi turistici, case singole, porti ed infrastrutture, dal 1988 al 2006, sono stati cancellati 7 km di costa, cioè il 6,5 dell’intera urbanizzazione avvenuta in 2000 anni di storia. Negli ultimi cinque anni il processo è andato ancora avanti ed è stato reso possibile da Piani regolatori comunali che hanno favorito le nuove edificazioni, infatti, il 64% del consumo di suolo, cioè 4,5 km, è avvenuto per usi prettamente urbani (residenziali e servizi annessi); il restante 36%, quindi 2,5 km, consiste in opere infrastrutturali ed industriali. All’assalto del cemento sono sfuggiti solo 33 km costieri che possono considerarsi ancora paesaggi agricoli e 39 km di paesaggi naturali.

Questo è quanto evidenziato oggi dalla Goletta Verde, la celebre  campagna di Legambiente impegnata per la difesa del mare e delle coste italiane, durante l’incontro che è stato occasione per la presentazione del dossier dal titolo: “ Il consumo di suolo nelle aree costiere italiane. La costa marchigiana, da Gabicce a San Benedetto del Tronto: l’aggressione del cemento ed i cambiamenti del paesaggio”. Al dibattito, tenutosi a bordo dell’imbarcazione ambientalista ormeggiata nel porto di Senigallia, sono intervenuti Edoardo Zanchini, vice presidente di Legambiente, Luigino Quarchioni, presidente di Legambiente Marche Maurizio Mangialardi, sindaco di Senigallia, Giorgio Cozzolino, soprintendente per i Beni Architettonici e Paesaggistici delle Marche e Mario Andrenacci, presidente Anci Marche.

Lo studio di Legambiente mette in luce la gravità della trasformazione del paesaggio costiero marchigiano negli ultimi decenni , che viene anche confermato da alcuni dati della regione Marche che evidenziano come dal 1954 al 2007 ogni giorno nelle Marche, a causa dell’avanzata inesorabile del cemento sia stata consumata una superficie pari a due campi di calcio. Non solo, l’aumento della superficie edificata  risulta essere più che tripla ed in nessun modo proporzionale all’aumento della popolazione che nello stesso periodo è cresciuta del 1,4 %.   

Più nel dettaglio, lo studio di Legambiente ha disaminato le destinazioni d’uso del paesaggio costiero regionale, per poi suddividerlo in cinque tipologie: le opere infrastrutturali e industrie occupano 13 km della costa mentre sono 51 i km di paesaggio urbano molto denso, 33 km di litorale sono occupati da insediamenti abitati con bassa densità che si susseguono quasi ininterrottamente lungo la linea di costa. Alla luce di questi dati, il tema della tutela diventa centrale. Dei 72 km totali scampati al cemento, sono solo 26 i km di costa liberi e intoccabili perché ricadenti nelle due grandi aree protette, formate dal Parco Regionale del Monte Conero e il Parco Regionale del Monte San Bartolo. Per gli altri 33 chilometri di aree agricole e 13 di aree ancora naturali il rischio è che finiscano cancellati dalla continua crescita del cemento. Anche perché sono gli ultimi lembi rimasti liberi nel continuum di case che caratterizza attualmente il paesaggio costiero marchigiano.

 
 
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