Alluvioni e frane, la mappa dei comuni più a rischio

strada_franataSono 239 i comuni marchigiani ad elevato rischio. Lo svela Legambiente con l'indagine "Ecosistema rischio". Che disegna la mappa delle zone marchigiane più a rischio dopo l'ennesima catastrofe che ha devastato le Marche mietendo vittime e mettendo in ginocchio migliaia di famiglie e imprese  

 

 Sembra incredibile, ma nelle Marche si continua a morire per il maltempo o, meglio, per frane e alluvioni che puntualmente colpiscono la nostra regione. Senza contare che, nell’arco degli ultimi 3 anni solo per un fortuito caso non si sono verificati morti. Allora ci furono 2 morti a Sant’Elpidio a Mare ed 1 a Venarotta (vicino Ascoli), questa volta le 3 vittime sono tutte di Senigallia. A testimonianza che, nella scigura, non esiste differenza tra nord e sud delle Marche. Oggi come allora, passata l’emergenza ci si interroga se la tragedia poteva essere evitata, se si potevano prevenire simili disastri, invocando commissioni di inchiesta. Tutto come da copione, se non fosse per il fatto che quale sia la situazione della nostra regione per quanto concerne i cosiddetti rischi geologici dovrebbe essere ben nota da tempo.

 

 

 Da tempo, infatti, Legambiente ha fornito una fotografia a dir poco allarmante sullo stato della nostra regione per quanto riguarda frane e alluvioni. Anzi, quell’allarme Legambiente lo lancia ogni anno al momento di rendere nota l’annuale indagine “Ecosistema rischio” organizzata dalla stessa Legambiente insieme al Dipartimento della Protezione Civile e dedicata al rischio idrogeologico. E quell’indagine a fine 2013 (così come negli anni precedenti) forniva un quadro sin troppo eloquente: ben 239 comuni marchigiani erano ad elevato rischio di frane o alluvioni. Un dato allarmante, ancor più se si pensa che nel 2010, cioè l’anno precedente al primo disastro con morti, erano 238 i comuni marchigiani a rischio: uno in meno di oggi. Questo significa che in 4 anni non è stato fatto nulla per migliorare la situazione. Continuando nell’analisi dei dati di “Ecosistema rischio 2014 emerge che nelle province di Ancona, Macerata e Pesaro e Urbino il 100% delle amministrazioni comunali è a rischio. Seguono la provincia di Ascoli con il 97% e quella di Fermo con il 95% .

 L'83% dei comuni ha abitazioni nelle aree golenali, negli alvei dei fiumi o in aree a rischio frana, il 38% ha addirittura interi quartieri in zone a rischio, mentre il 63% ha edificato in tali aree strutture e fabbricati industriali, con evidente rischio non solo per l'incolumità dei dipendenti ma anche per eventuali sversamenti di prodotti inquinanti nelle acque e nei terreni. Complessivamente, tra abitazioni e strutture industriali e  sensibili, si stima che nei 239 comuni marchigiani classificati a rischio dal Ministero dell'Ambiente e dall'UPI, ci siano circa 200.000 persone esposte al pericolo. A fonte di una urbanizzazione così pesante delle aree a rischio sono ancora molto in ritardo gli interventi di delocalizzazione: solo nel 4% dei casi sono state avviate iniziative di delocalizzazione di abitazioni dalle aree più a rischio, percentuale che scende a 1 considerando gli insediamenti industriali che insistono su aree esposte a pericolo di frane e/o alluvioni.

 Nel 62% dei comuni sono stati realizzati interventi di manutenzione ordinaria delle sponde e delle opere di difesa idraulica e interventi di messa in sicurezza dei corsi d'acqua e di consolidamento dei versanti franosi. Attività che non competono esclusivamente alle amministrazioni comunali e per le quali è necessario un positivo percorso che coinvolga anche le province e gli altri enti nella realizzazione di seri interventi di messa in sicurezza del territorio. Secondo “Ecosistema rischio” i Comuni migliori per prevenzione e informazione sui rischi da frane e alluvione sono Serra de’ Conti(An) che ha ottenuto un punteggio (da 0 a 10) di 8,75, seguito da Caldarola (Mc), Follignano (Ap) e San Severino (Mc) con 8,5, mentre Appignano (Ap) ha ottenuto un ottimo 8,25. Significativo è, invece, il fatto che tra i capoluoghi di provincia il migliore risulta Ancona che, però, non va oltre il 5.  "I dati emersi dalla nostra indagine - commenta Francesca Ottaviani, portavoce della campagna - restituiscono l'immagine di un territorio endemicamente fragile, in cui troppo spesso lo sviluppo urbanistico non ha tenuto adeguatamente conto del rischio. Mentre è prioritario mantenere alto il livello di attenzione rispetto all'assetto idrogeologico ed è urgente operare per rafforzare i vincoli all'urbanizzazione delle aree esposte a rischio, affinché vengano applicati in modo rigoroso".

 Di positivo c’è, però, la situazione relativa alla pianificazione dell'emergenza e all'organizzazione della protezione civile locale, con l’86% dei comuni che ha predisposto un piano d'emergenza con il quale fronteggiare situazioni di crisi e il 51% delle municipalità lo hanno aggiornato negli ultimi due anni, fatto estremamente importante giacché disporre di piani vecchi può costituire un grave limite in caso di necessità. Il 37% dei Comuni si è dotato di sistemi di monitoraggio per l'allerta tempestiva in caso di pericolo di alluvione o frana. Non meno preoccupante è, poi, l’allarme lanciato da qualche anno da Coldiretti sull’eccessiva cementificazione del territorio regionale. Secondo Coldiretti, infatti, nelle Marche il cemento "mangia"24 mq di territorio al minuto. E l'erosione di territorio agricolo, naturale o semi-naturale, a beneficio di asfalto, edifici e capannoni, aumenta il rischio di inondazioni e frane. Dal 2009 al 2012, la regione ha perso 37 milioni di metri quadrati di suolo ''naturale''. L'impermeabilizzazione dei terreni fa sì che i cambiamenti climatici, con precipitazioni sempre più intense e frequenti, provochino danni maggiori. Mentre le attività agricole, soppiantate da asfalto e capannoni, garantirebbero una manutenzione costante del territorio. Anche Coldiretti aveva lanciato un accorato appello alle istituzioni ed alle forze politiche. Appello che, come quelli di Legambiente, è puntualmente caduto nel vuoto.

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