Comune e Provincia di Ascoli uniti nel chiedere la chiusura del Consind

consindASCOLI 12/5/2011 - Il presidente Celani e il sindaco Castelli annunciano l'adozione di una delibera per chiedere la chiusura dell'ente, Che, però, rischia di rivelarsi un boomerang per Provincia e Comune di Ascoli che dovrebbero accollarsi parte del debito del Consind

Una delibera per chiedere alla Regione di chiudere il Piceno Consind e una proposta di legge regionale per far uscire il Comune e la Provincia di Ascoli dall’ente. Sono le iniziative che intende adottare il centrodestra per mettere la parola fine ad un ente, il Piceno Consind, da anni in grossa difficoltà, schiacciato da in debito record (oltre 12 milioni di euro solo per la depurazione industriale). Ma proprio l’entità del debito rende, almeno così come sono le cose attualmente, difficilmente praticabile la strada indicata dal presidente della Provincia di Ascoli Celani e dal sindaco Castelli. O meglio, renderebbe troppo oneroso per Provincia e Comune di Ascoli uscire dal Consind (o far chiudere il Consind). Infatti nel caso di chiusura dell’ente, i suoi debiti dovrebbero accollarsi i soci, quindi la Provincia di Ascoli e tutti i Comuni che fanno parte del Consind. E nella migliore (e poco credibile) delle ipotesi, la Provincia dovrebbe accollarsi debiti per oltre 2 milioni di euro e il Comune di Ascoli per circa 1 milione e mezzo di euro.

In ogni caso Celani e Castelli hanno ribadito la volontà di far chiudere l’ente. “Faremo una delibera di giunta – hanno dichiarato - per manifestare alla Regione la volontà di chiudere questo Ente”. Contemporaneamente i consiglieri regionali del Pdl Natali e Trenta nei prossimi giorni dovrebbero presentare una proposta di legge per far uscire Comune e Provincia di Ascoli dal Consind. “I Comuni - ha aggiunto Celani- non debbono temere nulla sul debito del Consind che sarà ripianato con il patrimonio e i crediti dell’Ente. Inoltre ci impegniamo anche sulla ricollocazione del personale che ancora deve percepire lo stipendio di aprile”. In realtà, cifre alla mano, la situazione appare ben diversa da come la presenta il presidente Celani che, tra l’altro, nei giorni e nei mesi scorsi ha subito le dure critiche dello stesso consigliere regionale Natali e del nuovo presidente del Consind (il sindaco di Grottammare Merli) per come ha affrontato il problema del debito della depurazione industriale nel periodo in cui è stato commissario dell’ente.

Tornando ai numeri, secondo il libro bianco pubblicato proprio dal consigliere Natali, mesi fa il debito del Consind superava i 34 milioni di euro, di cui oltre 11 milioni di euro per la depurazione industriale. Quelle cifre non sono mai state smentite da nessuno e, anzi, gli amministratori del centrodestra le hanno sempre citate per rafforzare la loro tesi circa la necessità di chiudere l’ente. Certo a fronte di quel debito l’ente vanta anche dei crediti e ha anche un patrimonio che discreto valore. Ma anche considerando l’ipotesi più ottimistica, con la riscossione di tutti i crediti e la vendita del proprio patrimonio, il Consind potrebbe ripianare solo parte del proprio debito, con la restante parte che (con la chiusura dell’ente) sarebbe a carico di Provincia e Comuni. Lo stesso piano industriale predisposto da Celani quando era commissario prevedeva che, grazie ai crediti vantati e al patrimonio, alla fine il debito da ripianare da parte dei soci sarebbe stato di circa 10 milioni di euro. Quel piano, però, era stato considerato quasi unanimemente particolarmente ottimistico e difficilmente realizzabile perché è sin troppo chiaro che con un ente in liquidazione è molto difficile (se non impossibile) riuscire a riscuotere tutti i crediti ed è ancora più difficile pensare che si possa ottenere dal proprio patrimonio il valore preventivamente stimato. In ogni caso anche a voler considerare realistico il piano industriale di Celani, gli oltre 10 milioni di euro di debiti che resterebbero dovrebbero accollarsi Provincia e Comuni, con oltre 2 milioni di euro che spetterebbero alla Provincia di Ascoli e circa 1,5 milioni di euro al Comune di Ascoli. Un macigno che andrebbe a pesare sulle casse dei due enti che, dopo i feroci “tagli” praticati da Governo e Regione, già faticano a far quadrare i conti.

Francesco Di Silvestre - Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo.

 
 
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